È prima di tutto un’emergenza sanitaria ed una tragedia umana, ma non possiamo trascurare l’impatto che il Covid-19 avrà sull’economia globale ed è importante, come imprese, affrontare fin da subito uno scenario di crisi per essere pronti al domani che verrà.
Prima di tutto, è importante comprendere quali sono gli “scenari possibili”. Abbiamo provato a riassumerli traendo spunto dalle approfondite analisi che sta portando avanti McKinsey.
I possibili impatti economici del Covid-19
Due gli scenari possibili: uno potrebbe rivelarsi nel caso in cui quarantene, chiusure lavorative e isolamenti sociali inizino a produrre gli effetti sperati entro metà aprile, l’altro potrebbe verificarsi a seguito di una lunga coda di casi di contagio che prolungandosi nel corso dell’anno potrebbero avere effetti più significativi sulle economie nazionali e su scala globale.
Secondo gli analisti di McKinsey, gli impatti economici che potrebbero verificarsi nel primo scenario (quello nel quale sono previste quarantene su larga scala, restrizioni di viaggio e di lavoro, misure severe di distanziamento sociale) sono da ricondurre essenzialmente ad una recessione con un calo della spesa per consumi e affari fino alla fine del secondo trimestre, una innegabile difficoltà di ripresa ma con segnali positivi misurabili già entro l’anno in corso.
Nel caso invece di una quarantena prolungata (secondo scenario di analisi di McKinsey), la domanda di consumi e la ripresa dei business aziendali subirà un forte rallentamento nel corso di tutto il 2020 con alcune ripercussioni sui sistemi finanziari e la necessità di interventi corposi in termini di politica fiscale e monetaria, nonché di politiche sociali e del lavoro.
Interiorizzare la realtà e prepararsi al “new normal” di domani
Oggi non siamo ancora in grado di dire quale dei due scenari prospettati da McKinsey sia quello più plausibile, ma sicuramente ci sono alcune importanti azioni che le aziende possono fare fin da subito per prepararsi al futuro, ad un domani che oggi risulta incerto e difficile da intravedere ma verso il quale è importante proiettarsi.
Comprendere cosa sta accadendo è sicuramente un passo importante, ma le aziende devono “interiorizzare la realtà”, ossia capire quali potrebbero essere i possibili impatti sul proprio business, le proprie relazioni con dipendenti, clienti e fornitori, e iniziare a pensare fin da subito come rispondere a questi impatti, come gestirli al meglio.
La focalizzazione sul breve periodo è doverosa, soprattutto per tenere uniti i team aziendali ed evitare che azioni tattiche vengano portate avanti senza una strategia comune, tuttavia lo sguardo al medio-lungo periodo diventa cruciale più che mai per poter “disegnare” l’organizzazione aziendale in funzione di una nuova normalità che, quasi certamente, richiederà nuove modalità di lavoro e di approccio al mercato (home e smart working, digital marketing e digital sales, ecc.).
Inutile dire – ma forse è bene ribadirlo – che il primo vero passaggio da fare per un’impresa, nel breve periodo, è controllare il proprio “flusso di cassa” per capire quanti mesi si può “resistere” nella situazione attuale e provare a fare un’ipotesi di spesa per supportare e accelerare la ripresa.
Contemporaneamente, è fondamentale continuare a parlare con i propri clienti e fornitori attraverso uno scambio continuo di opinioni e/o idee dalle quali, per il medio-lungo periodo, potrebbero nascere interessanti spunti per nuove forme di collaborazione o strategie e approcci condivisi.
Evolvere i processi riconoscendo il valore e la potenza del digitale
Secondo i dati dell’agenzia di rating Cerved Rating Agency, nello studio Impact of the Coronavirus on the italian non-financial corporates, qualora l’emergenza provocata dal coronavirus si protragga a lungo nel corso dell’anno (quindi riprendendo l’ipotesi dello scenario 2 prospettato da McKinsey), il 10% delle aziende italiane potrebbe fallire. A “reggere” l’impatto saranno le aziende che hanno già avviato un percorso di digitalizzazione, quelle che hanno piani di medio-lungo periodo (soprattutto verso mercati globali) e, naturalmente, quelle che hanno bilanci e flussi di cassa in ordine.
La buona notizia da cogliere immediatamente è che questo Coronavirus ha costretto molte realtà ad adeguarsi in fretta alla digitalizzazione del lavoro, rivedendo processi e modalità di cooperazione e approccio sul mercato. Se è vero che la digitalizzazione dei processi e dei modelli di business richiede strategia, visione e impegno di lungo periodo perché rappresenta una profonda trasformazione aziendale, è pur vero che questo “cambiamento forzato” può essere vissuto come un acceleratore di valore sul medio-lungo periodo, stimolando le aziende ad innescare processi digitali, soprattutto sul fronte Sales&Marketing.
Nei prossimi mesi, la chiave di volta per sopravvivere alla crisi e affrontare con successo il “new normal” sarà la strategia digitale che un’azienda riuscirà a delineare per instaurare nuove relazioni, fidelizzare e trarre vantaggio da quelle già avviate e governare il cambiamento.
Nei modelli B2B, in particolare, le relazioni spesso si costruiscono con il “passaparola” e con le “strette di mano” durante appuntamenti commerciali, convegni, fiere, eventi… Nel “new normal scenario” il passaparola potrà essere trasformato nella costruzione e cura di una community, nell’offerta di contenuti di valore e di servizi utili, nella capacità di “servire” gli utenti in modo tempestivo e di coinvolgerli con più efficacia sostituendo la “stretta di mano” con un “faccia a faccia” digitale.
E forse è proprio questo il momento adatto per pensarci e iniziare a compiere i primi passi. Non avendo l’agenda impegnata in appuntamenti ed eventi, ci si può prendere il tempo per sviluppare un piano strategico di Digital Marketing & Sales e iniziare a costruire la propria community.
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